L'editoriale di ottobre 2016
Dalla rivista "ARTEDOSSIER"
Artdossier
Radici comuni, culture diverse e gli uomini che hanno formato le civiltà hanno molto probabilmente una unica e comune origine, se l'arte primitiva delle diverse parti del mondo ha richiami di similitudine che sembrano sostenere queste tesi, le civiltà che si sono poi lentamente formate nei diversi continenti si sono fortemente differenziate come rami ben diversi
cresciuti su un medesimo tronco. A lungo il nostro concetto della raffigurazione scultorea, il nostro modo di concepire la musica, le pratiche ataviche degli aedi poeti si sono evoluti in una loro sostanziale autonomia anche se tutti sapevano che altrove si stavano sviluppando immaginari e poetiche paralleli ma ben diversi.
Accanto a noi greco-giudaico-cristiani latinizzati, insediati sulla penisola occidentale del vasto continente asiatico nascevano, evolvevano o scomparivano ben altre culture. E queste, pur partendo da dati iniziali che talvolta le rendevano similari nella loro infanzia linguistica, si trovavano a evolvere e a differenziarsi in base a condizioni sociali, climatiche ed economiche diverse. E nondimeno finivano per apparire analogie che nessuno ormai è in grado di spiegare. L'evoluzione delle arti si è fatta assai analoga a quella delle specie viventi.
La questione è di per se così curiosa che potrebbe talvolta far credere che le analogie, i richiami, le assonanze possano essere conseguenze di rapporti di scambio. Ma questi rapporti e queste connessioni sono solo ipotesi, e talvolta ipotesi assai cervellotiche. Le contaminazioni accertate, quelle fra la cultura greca tolemaica e quella araba e quella medievale europea, appaiono evidenti appena se ne trova una spiegazione documentale o solo una ipotesi di lavoro. Ma tante altre sembrano essere sorte oltre ogni ipotesi di lavoro. Ma tante altre sembrano essere sorte oltre ogni ipotesi plausibile.
Il crogiolo formidabile della ricchissima cultura mondiale ne è oggi la conseguenza tangibile ed è anche una consolazione utile a superare i timori d' una unica e appiattita lingua globale che i profeti talvolta presentano come vera minaccia dell'orizzonte futuro. Si può essere, e continuare a essere, potentemente diversi avendo quei legami comuni che sono la base per costruire una reale solidarietà.
Una vecchia e gloriosa collana delle Presses Universitaires de France si chiama tuttora “Peuples et Civilasations”: andrebbe allargata alle conoscenze che tuttora quotidianamente si accumulano.
Di Phillippe Daverio
Respondabile della pagina: Renata Erle