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Festa della Liberazione

25 aprile 2018
 
FESTA DELLA LIBERAZIONE 2018
La Festa della Liberazione è una delle feste istituzionali più importanti.
Il 25 aprile di ogni anno si gli commemorano importanti eventi storici della Seconda Guerra Mondiale che portarono alla liberazione di Milano e di quasi tutte le città del Nord dall'occupazione nazi-fascista. La liberazione avvenne nel 1945 ad opera dei gruppi della Resistenza Partigiana, un movimento costituito da differenti soggetti (cattolici, comunisti, monarchici, liberali, socialisti,
azionisti) confluiti nel CLN, IL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE
 
Questa data rappresenta, di fatto, la fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia: di lì a pochi giorni viene catturato e fucilato Benito Mussolini e avviene la resa delle truppe tedesche. Dopo questo momento, inizia il periodo transitorio che porterà alla nascita  della Repubblica italiana il 
2 giugno 1946 e all'emanazione della sua Costituzione
  
Il 25 aprile ricorda, quindi, la liberazione dell'Italia e la fine del conflitto ma anche il fenomeno della Resistenza, movimento di opposizione all'occupazione nazista, nato nell'autunno 1943 e di cui fecero parte in totale circa 300.000 uomini e donne, e i cui caduti furono circa 44.700
 
Ogni anno, il 25 aprile viene commemorato con cerimonie ufficiali a cui partecipano tutte le alte cariche della Repubblica
 
Alle fronde dei salici di Salvatore Quasimodo è la lirica d'apertura contenuta nell’opera poetica Giorno dopo giorno, Salvatore Quasimodo; con una introduzione di Carlo Bo. - Milano : A. Mondadori, 1965. - 70 p. ; 20 cm
Collocazione M851.9 QUA
Uomo del mio tempo.
*Poesie scelte / Salvatore Quasimodo. - Parma : Guanda, 1962. - 140 p. ; 20 cm.
Collocazione 851.9 QUA
 
ALLE FRONDE DEI SALICI
E come potevano noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
 
UOMO DEL MIO TEMPO 
 
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
 
HOMME DE MON TEMPS
 
Tu es encore celui de la pierre et de la fronde,
Homme de mon temps, homme de mon monde. 
C'était toi dans la carlingue, les ailes malignes,
Méridiennes de mort traçaient une ligne.
Je t'ai vu – 
Dans ton char de feu, au pied des potences,
T'activer aux roues d'écartèlement. 
Je t'ai vu – 
C'était toi, avec ta science 
Exacte poussée jusqu'à l'anéantissement,
Sans Christ, sans amour, 
Tu as tué encore, 
Comme toujours,
Comme tuèrent les pères, 
Comme ils tuèrent
les animaux qui pour la première fois te virent 
Et ce sang sent 
Comme le jour où le frère
Dit à l'autre frère :
« Allons aux champs ». 
Et cet écho tenace, froid, 
Est arrivé jusqu'à toi, 
Dans ta journée.
Vous oubliez, ô fils, le sang en nuées
Montant de la terre, 
Vous oubliez vos pères :
Leurs tombes s'enfoncent dans la cendre,
Les oiseaux noirs, le vent, couvrent leur cœur.
 
Version française – HOMME DE MON TEMPS – Marco Valdo M.I.  
 
 
MAN OF MY TIME
 
You are still the one with the stone and the sling,
man of my time. You were in the cockpit,
with malevolent wings, meridians of death,
I have seen you - in the chariot of fire, at the gallows,
at the wheels of torture. I have seen you: it was you,
with your exact science set on extermination,
without love, without Christ. You have killed again,
as always, as killed your fathers, as killed
the animals that saw you for the first time.
And this blood smells as on the day
when one brother told the other brother:
"Let us go into the fields." And that echo, chill, tenacious,
has reached down to you, within your day.
Forgot, o sons, the clouds of blood
risen from the earth, forget your fathers:
their tombs sink down in ashes,
black birds, the wind, cover their heart.
 
Versione inglese di Yarikh
 
 
 
Commento
(/genivforum.blogfree.net/)
L'autore con l'espressione "uomo del mio tempo" vuole indicare tutti gli uomini di oggi.
 
Subito dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, il poeta vuol parlare a tutti gli uomini. Nel corso dei secoli, il progresso, invece che civiltà, ha realizzato strumenti di morte sempre più feroci: da guerra.
 
Il poeta si rivolge direttamente al lettore, dicendogli che l'ha visto nella carlinga pronto ad utilizzare i suoi strumenti di morte. L'uomo ha la scienza decisa a sterminare, senza amore, senza Cristo, ha sempre ucciso come i suoi antenati uccisero gli animali che lo videro per la prima volta.
 
(Oggi: vedere bombe al fosforo lanciate sulla popolazione siriana)
E il sangue che si versa ancor oggi è come il sangue di Abele, che Caino portò nei campi, per ucciderlo. La voce di Caino giunge fino a noi, come un eco di morte che non vuol spegnersi dentro la nostra giornata.
 
Quasimodo rivolgendosi direttamente alle nuove generazioni le esorta a dimenticare gli atroci insegnamenti delle persone che le hanno precedute lasciando una maledizione. Le loro tombe devono affondare nella cenere, gli uccelli neri, il vento, devono coprire il loro cuore.
 
È questo che Salvatore Quasimodo vuole esprimere con la sua poesia.
Questa poesia è molto significativa in quanto il poeta rivolge un sereno monito a tutti gli uomini del suo tempo, affinché non commettano gli stessi tragici errori dei padri.
 
Parafrasi
Uomo del mio tempo sei ancora rozzo e crudele come in antichità. Eri nella cabina di pilotaggio pronto ad iniziare il massacro, t’ho visto nei carri armati, alle forche per torturare i tuoi simili. T’ho visto: eri tu, con le tue doti allo scopo di massacrare, senza orgoglio e religione. Hai ucciso come sempre, come lo fecero i tuoi antenati e come lo fanno da sempre gli animali. Il tuo comportamento ha la stessa crudeltà di quando Caino disse ad Abele<andiamo ai campi>. E quelle parole dure e spietate sono arrivate nella tua vita. 
 
O discendenti
dimenticate le crudeltà e il modo di fare dei vostri padri che dovranno
essere sommersi dalle loro stesse distruzioni affinché il loro cuore sia tempestato di rammarico e dolore
 
 
Pensando a voi
 
 
Partigia
 
Dove siete, partigia di tutte le valli,
Tarzan, Riccio, Sparviero, Saetta, Ulisse?
Molti dormono in tombe decorose,
quelli che restano hanno i capelli bianchi
e raccontano ai figli dei figli
come, al tempo remoto delle certezze,
hanno rotto l’assedio dei tedeschi
là dove adesso sale la seggiovia.
Alcuni comprano e vendono terreni,
altri rosicchiano la pensione dell’Inps
o si raggrinzano negli enti locali.
In piedi, vecchi: per noi non c’è congedo.
Ritroviamoci. Ritorniamo in montagna,
lenti, ansanti, con le ginocchia legate,
con molti inverni nel filo della schiena.
Il pendio del sentiero ci sarà duro,
ci sarà duro il giaciglio, duro il pane.
Ci guarderemo senza riconoscerci,
diffidenti l’uno dell’altro, queruli, ombrosi.
Come allora, staremo di sentinella
perché nell’alba non ci sorprenda il nemico.
Quale nemico? Ognuno è nemico di ognuno,
spaccato ognuno dalla sua propria frontiera,
la mano destra nemica della sinistra.
In piedi, vecchi, nemici di voi stessi:
La nostra guerra non è mai finita.
 
Primo Levi
 
*Opere : volume secondo: romanzi e poesie 
  Collocazione 853.9 LEV
 
 
FESTA D'APRILE
 
I fascisti han capito,
se non son proprio tonti,
che siamo arrivati
alla resa dei conti!
 
Scendiamo giu' dai monti
a colpi di fucile!
Evviva i Partigiani!
E' festa d'Aprile!
 
(Canto Partigiano, inizi aprile 1945)
 
 
Fonti:
Responsabile della pagina: Rosanna Cavallero