Il sito utilizza cookie tecnici e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Per saperne di più o negare il consenso clicca su 'Maggiori informazioni'. Proseguendo la navigazione del sito o cliccando su 'Accetto' acconsenti all'uso dei cookie.

cosa leggiamo a marzo

Consigli di lettura del mese in corso, scelti tre le novità editoriali della biblioteca

 
Fine di un matrimonio, di Mavie Da Ponte
Collocazione 853.92.DAP
Fine di un matrimonio comincia con la fine del matrimonio tra Berta e Libero. Berta ha una galleria d’arte e Libero ha un’altra. Berta non ascolta cosa le stia dicendo Libero, Berta non capisce perché quest’altra donna di cui non ha mai sospettato nulla, di cui non conosce il nome, appaia e si mangi il futuro. Libero, invece, quella sera – in cui tutto finisce e tutto comincia – esce di casa, e scompare. È vero, diceva sempre di essere stanco del suo lavoro e della sua vita, ma che c’entra un’altra donna? Perché ne aveva bisogno? Berta non lo sa, e nel tentativo di capirlo parla d’altro: di sé, del proprio corpo, di cosa farne adesso che è sola, ha quasi cinquant’anni e non è né giovane né vecchia, adesso che è esattamente com’era prima di sposarsi. Berta racconta la fine del suo matrimonio per iniziare a raccontare se stessa. Perché i romanzi – certi romanzi, e di sicuro questo –, proprio come la vita, non sono solo “fatti”: tra una vicenda e un’altra, tra la fine di un matrimonio e l’inizio di qualcosa di diverso, ci sono pensieri, parole, opere e omissioni. Ci sono rimpianti – è tardi per avere un figlio? e per recuperare il rapporto con la propria madre? –, dubbi e paure. C’è il bisogno disperato di dimostrare a se stessi di essere vivi. Innamorarsi, in fondo, è più semplice che tenere in piedi un matrimonio o una relazione, ricominciare è meno faticoso che provare a riparare: questo racconta, a ogni riga, l’esordio di Mavie Da Ponte. O, forse, mostra che definirsi “innamorati” è troppo facile, e per questo – come ha scritto Fleur Jaeggy – non bisognerebbe mai dirlo. Così Berta, quando scegliere non sembra più una possibilità e le difficoltà dei suoi rapporti paiono insormontabili, capisce che frequentare il salone di bellezza di Sara – la chiama così per semplificare, ma quale sarà il suo nome cinese? – ha più a che fare con il pensiero e l’arte che con le unghie; anzi, le unghie e il corpo certe volte sono il pensiero e l’arte.
 
 
Il dolore crea l'inverno, di Matteo Porru
Collocazione 853.92.POR
Intorno c'è solo neve. E bianco. La neve copre le cose, le case, le persone. Anzi, alle persone la neve cade dentro e il freddo le circonda ma, soprattutto, si diffonde nelle ossa, negli occhi e nei pensieri. Elia Legasov è nato in un paese circondato dal bianco, e da lì non è mai andato via. Il suo lavoro è spalare la neve, liberare strade su cui nessuno camminerà. La neve è sua amica, fino a quando non lo tradisce. Finché non fa emergere qualcosa dalle sue profondità. Qualcosa che ha a che fare con la sua famiglia e che doveva restare sepolto. Da quel momento, nella mente di Elia si affollano ricordi che aveva soffocato. Parlano di un padre, scomparso tanti anni prima, e di una madre, partita per sempre. Sono parole dolci, gesti delicati, sorrisi sinceri. Ma anche duri come il ghiaccio. E dolorosi. Elia capisce allora che quello che si dice dei membri della sua famiglia è vero: la neve non li protegge, ma li tenta, li provoca, per vedere se sono capaci di dimenticare, perché tutti dimenticano, ma i Legasov ricordano, sempre. Ora è venuto il suo turno di ricordare. Qualunque sia il prezzo. Qualunque cosa venga a galla. Perché è nelle case che il passato nidifica. È nelle famiglie che si riproduce, nei giorni bianchi e nei giorni neri. Perché il dolore crea l'inverno. Ma ogni inverno è diverso da quello precedente e da quello successivo. Matteo Porru arriva in libreria con un romanzo sospeso nel tempo e nello spazio che parla di legami familiari, rimpianti e vissuti indelebili. Un romanzo che ci ricorda che siamo tutti fatti di carne e neve.
 
 
Miss Merkel e l'omicidio al cimitero, di David Safier 
Collocazione 833.92.SAF
Il giardiniere non è sempre l’assassino, a volte è il cadavere. La pensionata Angela Merkel se ne rende conto quando il suo carlino scopre il corpo del giardiniere nel cimitero di Klein-Freudenstadt, nella tranquilla campagna brandeburghese. Il morto è sepolto nel terreno, solo le gambe sporgono all’aria. I principali sospettati vanno cercati tra due famiglie di pompe funebri ostili. Ci sono poi un amministratore delegato dubbioso, un contabile pudico, un oratore funebre sensibile, un satanista e uno scalpellino colto. Non solo Angela condivide il suo amore per Shakespeare con quest’ultimo, ma l’anziano signore sembra anche un’ex star del cinema francese. Angela si innamorerà del fascino rude di quest’uomo? E cosa ne pensa suo marito Achim?
 
 
 
Sull' isola, di Federico Baccomo
Collocazione 853.92.BAC
Marta sta per salire su un aereo. La meta è una piccola isola greca semidisabitata e battuta da una pioggia incessante, un posto incontaminato in cui è chiamata a realizzare un ambizioso progetto professionale destinato a cambiare le sorti del luogo e della sua carriera. Ma questo viaggio, per Marta, è qualcosa di più di una trasferta di lavoro. Da quando si è spezzato qualcosa nel rapporto con il marito - precipitato in una depressione da cui sembra incapace di uscire - Marta si sente svuotata, priva di risorse. Le farà bene starsene lontana per un po'. A farle compagnia solo un vecchio romanzo ingiallito preso all'ultimo istante in aeroporto. Lei e Diana, la protagonista, hanno molto in comune: sono entrambe in fuga, ed entrambe alla ricerca di qualcosa che le riporti in vita dopo un periodo di stallo. Ma la sovrapposizione non si ferma qui: le corrispondenze, all'inizio curiose, si moltiplicano in modo inquietante... Come inquietante, e affascinante al tempo stesso, è la presenza di un misterioso uomo che dell'isola sembra conoscere ogni segreto. Ben presto, quella che doveva essere una semplice parentesi - di lavoro, di riflessione - diventa per lei l'occasione di un'implacabile resa dei conti: con il marito, con il suo capo, con se stessa. Fino all'estremo delle sue possibilità.
 
 
 
L' ultimo abito da Parigi, di Jade Beer 
Collocazione 823.92.BEE
Londra, 2017. Quando la sua amata nonna Sylvie le chiede di andare a Parigi per recuperare un abito che ha indossato decenni prima, Lucille vede in questo viaggio l'occasione di sfuggire temporaneamente alle pressioni della sua vita (compresi un fidanzato molto distratto e una madre troppo impegnata). Arrivata a Parigi, si ritrova in un appartamento a fissare confusa sei abiti meravigliosi: sono Dior, l'emblema del lusso, dell'eleganza e dell'alta moda. Ma Lucille non riesce a conciliare questo mondo glamour con l'immagine di sua nonna, seduta nella minuscola casa nel Sudovest di Londra. Passando le dita sugli abiti, scopre due iniziali ricamate su ogni etichetta, nascoste tra le strisce di tessuto: A&A. Che cosa significano? Quali segreti nasconde quella collezione di abiti di inestimabile valore? Parigi, 1952. La Francia del dopoguerra è piena di fascino e privilegi, e Alice Ainsley, moglie dell'ambasciatore britannico, conduce una vita esclusiva, tra gioielli, banchetti e abiti d'alta moda. Ma dietro la facciata scintillante la giovane donna sta in realtà soffocando in un matrimonio privo d'amore. Il marito è drasticamente cambiato, e le speranze di Alice di vivere una storia romantica e di costruire una famiglia sono svanite. Così, quando un nuovo volto appare nel suo salotto, lei si trova a desiderare di seguire il suo cuore... senza curarsi delle conseguenze.
 
 
Nel silenzio dei boschi, di Kimi Cunningham Grant
Collocazione 813.6.GRA
Senza elettricità, senza famiglia, senza legami con il mondo esterno. È cosí che Cooper e sua figlia Finch vivono ormai da anni, in una casetta immersa nel silenzio dei boschi sugli Appalachi settentrionali. I loro unici mezzi di sussistenza sono un piccolo pollaio sul retro e, soprattutto, Jake, un ex commilitone di Cooper che ogni inverno li raggiunge con il suo prezioso carico di provviste. Cresciuta in quella casa, la piccola Finch, otto anni, ha pochi libri a disposizione, anche se è capace di recitare a memoria poesie di Emily Dickinson e Walt Whitman. La vita di padre e figlia è solitaria e selvaggia, a tratti anche brutale, ma, per Cooper, appartata e lontana com’è dagli occhi del mondo, è in grado di tenerli al sicuro. Al sicuro da una famiglia d’origine che non cessa di rivendicare a sé la bambina; al sicuro dalle intenzioni poco limpide del mondo circostante; al sicuro anche dai ricordi dolorosi che si affollano nella sua mente: innanzi tutto il ricordo della prematura scomparsa di Cindy, la giovane moglie perduta per sempre, e poi degli orrori della guerra in Afghanistan. L’inverno, tuttavia, in cui Jake manca il suo appuntamento annuale, la quiete propria di quel luogo selvaggio viene infranta di colpo. I confini di quell’isola felice diventano labili quando, di lí a poco, una ragazza dai capelli rossi compare nei pressi della loro casa per poi svanire nel nulla. In quei boschi improvvisamente affollati, Cooper è allora costretto a decidere: continuare a nascondersi o affrontare il mondo per liberarsi dei fantasmi del passato che gravano sulla sua anima? Con il rischio di perdere la piccola Finch?
 
 
La vita di chi resta, di Matteo B. Bianchi
Collocazione 853.9.BIA
"Sono rari gli scrittori che hanno il coraggio di vivere e diventano abbastanza bravi da raccontarlo. A volte impiegano molti anni, e allora succede che un libro, questo libro, illumini tutto il percorso fatto fin lì, e si riveli il loro capolavoro." PAOLO COGNETTI "Quando torni io non ci sarò già più." Sono le ultime parole di S. a Matteo, pronunciate al telefono in un giorno d'autunno del 1998. Sembra una comunicazione di servizio, invece è un addio. S. sta finendo di portare via le sue cose dall'appartamento di Matteo dopo la fine della loro storia d'amore. Quel giorno Matteo torna a casa, la casa in cui hanno vissuto insieme per sette anni, e scopre che S. si è tolto la vita. Mentre chiama inutilmente aiuto, capisce che sta vivendo gli istanti più dolorosi della sua intera esistenza. Da quegli istanti sono passati quasi venticinque anni, durante i quali Matteo B. Bianchi non ha mai smesso di plasmare nella sua testa queste pagine di lancinante bellezza. Nei mesi che seguono la morte di S., Matteo scopre che quelli come lui, parenti o compagni di suicidi, vengono definiti sopravvissuti. Ed è così che si sente: protagonista di un evento raro, di un dolore perversamente speciale. Rabbia, rimpianto, senso di colpa, smarrimento: il suo dolore è un labirinto, una ricerca continua di risposte - perché l'ha fatto? -, di un ordine, o anche solo di un'ora di tregua. Per placarsi tenta di tutto: incontra psichiatri, pranoterapeuti, persino una sensitiva. E intanto, come fa da quando è bambino, cerca conforto nei libri e nella musica. Ma non c'è niente che parli di lui, nessuno che possa comprenderlo. Lentamente, inizia a ripercorrere la sua storia con S. - un amore nato quasi per sfida, tra due uomini diversi in tutto -, a fermare sulla pagina ricordi e sentimenti, senza pudore. Ecco perché oggi pubblica questo libro, perché allora avrebbe avuto bisogno di leggere un libro così, sulla vita di chi resta. Ma c'è anche un altro motivo: "In me convivono due anime" scrive, "la persona e lo scrittore". La persona vuole salvarsi, lo scrittore vuole guardare dentro l'abisso. Per vent'anni lo scrittore che c'è in Matteo ha cercato la giusta distanza per raccontare quell'abisso. E quando si è trovato nel punto di equilibrio, da lì, da quella posizione miracolosa, ha scritto queste parole, che, seppur lucidissime, sgorgano con la forza e la naturalezza dell'urgenza. Ciò che stiamo consegnando nelle mani di chi legge è un dono, sì, ma un dono di straordinaria gravità. Eppure, ognuna di queste pagine contiene un germe di futuro, la testimonianza di come, persino nelle pieghe di un dolore indicibile, la scrittura possa ancora salvare.
 
 
Requiem per un killer, di Piero Colaprico
Collocazione 853.9.COL
Marco Michele Sigieri, dopo anni di lavoro duro e talvolta sporco, è diventato un professionista stimato sia dalla questura, dove ha la sua scrivania, sia dai criminali, per conto dei quali uccide. Grazie all’esperienza e a quattordici omicidi alle spalle, si muove bene nel doppio ruolo di sovrintendente alla Omicidi di Milano e di sicario di don Benigno Morlacco, boss della ’ndrangheta che gestisce gli affari nel Nord Italia. Ma “se semini morte, la morte ti viene a cercare”, perciò non si sorprende troppo se quel suo tran-tran rischia di ritorcersi contro di lui. I guai cominciano quando don Benigno gli commissiona l’omicidio di Gualtiero Dugnani, avvocato del clan caduto in disgrazia, esigendo per il traditore un’esecuzione che lo faccia ridere a crepapelle. E la goccia che fa traboccare il vaso gli piove addosso quando il padrino-padrone gli affida anche l’intimidazione di una top manager che oppone resistenza ai finanziamenti mafiosi: Emme-emme apparentemente rispetta come sempre gli ordini, ma Mira, la sua vittima, è un osso duro, con cui si ritrova a stringere un legame ancora più pericoloso e a ipotizzare un personale piano di giustizia. Disilluso, gran divoratore di libri, ironicamente pronto a tutto, è lo stesso killer a raccontarci senza inganni la sua storia; sullo sfondo, ma neanche troppo, c’è Milano, colta nella sua anima di città vorace, rapace, capace. Dando a un assassino intelligente e solitario le chiavi della narrazione, Colaprico crea un antieroe credibile e irresistibile, e un noir ad alta velocità, dove tra omicidi ben congegnati e feroci, criminalità onnipresente, inseguimenti, colpi di scena e donne capaci di farsi rispettare emergono le molte ombre della nostra contemporaneità.
 
 
La portalettere, di Francesca Giannone 
Collocazione 853.92.GIA
Salento, giugno 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta? Persino a trent'anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all'amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell'istante in cui l'ha vista. Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno. E invece, per oltre vent'anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo – ma soprattutto senza che il paese lo voglia – la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello. Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni '30 fino agli anni '50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe. Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.
 
 
I vagabondi, di Chuck Wendig
Collocazione 8SF.WEN
Shana si sveglia una mattina e scopre la sua sorellina in preda a una strana malattia. Sembra essere sonnambulismo. Non può parlare, non può essere svegliata. E si sta dirigendo con inesorabile determinazione verso una destinazione che solo lei conosce. Ma Shana e sua sorella presto vengono raggiunte da una moltitudine di sonnambuli provenienti da tutta l’America. E come Shana, altri “pastori” seguono il gregge per proteggere i loro amici e familiari sul lungo percorso sconosciuto che li attende. Durante il loro viaggio scopriranno un’America sconvolta dal terrore e dalla violenza, ma l’epidemia apocalittica si rivela meno pericolosa della paura che attanaglia chiunque. Il destino dei vagabondi dipende dunque dallo svelare il mistero del contagio. Il terrificante segreto farà definitivamente a pezzi la nazione o riunirà i sopravvissuti per ricostruire il mondo in frantumi?
 
 
 
 
 
 
Pagina curata da Giulia Sampieri